Il tasso di approvazione economica del presidente Donald Trump è sceso al 37%, il punto più basso dei suoi due mandati presidenziali. I sondaggi pubblicati nell’aprile 2025 evidenziano una crescente preoccupazione dell’opinione pubblica riguardo alle politiche economiche dell’amministrazione, in particolare dopo l’introduzione delle controversie tariffe del “Giorno della Liberazione”. Un’analisi approfondita dei dati rivela le molteplici sfaccettature di questo fenomeno e le sue potenziali implicazioni per il futuro economico degli Stati Uniti.
L’erosione del consenso post-inaugurazione: i numeri dei sondaggi
Le valutazioni di approvazione del presidente hanno seguito una traiettoria discendente sin dal gennaio 2025. Al momento dell’inaugurazione, Trump godeva di un indice di gradimento del 47% secondo i sondaggi Reuters/Ipsos. Entro la fine di aprile, questa percentuale è scesa al 42%, segnando il livello più basso dal suo ritorno alla Casa Bianca.
Il Pew Research Center ha documentato una tendenza analoga, registrando un calo di 7 punti percentuali da febbraio. Particolarmente significativa è stata la diminuzione tra i sostenitori più convinti: la quota di cittadini che “approvavano molto fortemente” l’operato presidenziale è passata dal 37% al 31%.
Questi dati suggeriscono non solo un’erosione quantitativa del consenso, ma anche un indebolimento qualitativo del supporto, con implicazioni potenzialmente rilevanti per la capacità dell’amministrazione di attuare le proprie politiche economiche in un contesto di crescente scetticismo.
Il declino demografico del consenso: analisi dei segmenti elettorali chiave
L’analisi demografica del calo di popolarità rivela dinamiche particolarmente interessanti tra specifici segmenti dell’elettorato. Secondo un sondaggio Morning Consult, gli elettori afroamericani – che hanno contribuito in modo significativo alla vittoria di Trump nel voto popolare – hanno mostrato il calo più marcato: l’indice netto di approvazione è diminuito di 27 punti percentuali in questo gruppo da gennaio.
Anche tra i giovani americani, altro segmento determinante nel successo elettorale del 2024, si è registrato un ritiro significativo del sostegno. Il fenomeno ha riguardato persino i non votanti e coloro il cui supporto post-elettorale era stato classificato come “non forte”, con un calo dell’approvazione più accentuato rispetto alla popolazione generale.
Questi dati suggeriscono una fragilità nella coalizione elettorale che ha sostenuto Trump, con potenziali ripercussioni sulla stabilità politica dell’amministrazione e sulle sue future scelte di politica economica.
L’impatto delle tariffe sui mercati finanziari: analisi della volatilità
L’annuncio delle tariffe generalizzate il 2 aprile 2025, evento ribattezzato “Giorno della Liberazione”, ha innescato una significativa turbolenza nei mercati finanziari. I principali indici americani hanno registrato cali consistenti il giorno successivo:
- Dow Jones Industrial Average: -1.600 punti (-2,7%)
- S&P 500: -3,3%
- Nasdaq: -4,5%
Questa reazione ha riflesso i timori degli investitori riguardo a una possibile combinazione di inflazione più elevata e crescita economica rallentata, scenario che gli economisti definiscono “stagflazione”. La volatilità è proseguita nelle settimane successive, nonostante la sospensione di 90 giorni di alcune delle “tariffe reciproche” più severe, con il mantenimento della tariffa di base al 10%.
A fine aprile, una nuova ondata di vendite ha colpito i mercati in seguito alle critiche mosse da Trump al presidente della Federal Reserve Jerome Powell e alle persistenti preoccupazioni sulle tariffe. L’S&P 500 ha registrato un ulteriore calo del 2,3% e il Dow Jones è sceso di quasi 1.000 punti in una singola giornata.
Le valutazioni degli esperti economici: rischio recessione in aumento
L’impatto delle nuove politiche tariffarie sull’economia reale è oggetto di attenta valutazione da parte degli analisti. Goldman Sachs ha aumentato la probabilità di recessione dal 20% al 35%, citando specificamente le tariffe come fattore di rischio principale.
Gli investitori hanno manifestato crescente preoccupazione riguardo alla possibilità che i prezzi delle azioni debbano scendere ulteriormente per riflettere la realtà economica delle politiche commerciali dell’amministrazione. Questa percezione di rischio si traduce in una minore propensione agli investimenti, con potenziali effetti negativi sull’economia reale.
Le previsioni economiche indicano che l’impatto delle tariffe potrebbe propagarsi attraverso vari canali:
- Aumento dei costi per le imprese che utilizzano input importati
- Incremento dei prezzi al consumo per i beni finali
- Possibile riduzione della competitività delle aziende americane sui mercati internazionali
- Deterioramento delle relazioni commerciali con partner strategici
Il contraccolpo politico: reazioni nazionali e internazionali
Le tariffe del “Giorno della Liberazione” hanno suscitato reazioni negative sia in ambito nazionale che internazionale. Sul fronte interno, gli esperti economici hanno avvertito che le nuove misure avrebbero comportato un aumento dei prezzi per i consumatori. Il sindaco di Columbus, Andrew Ginther, ha stimato che il costo medio delle abitazioni potrebbe aumentare di 21.000 dollari.
Il deterioramento del clima economico si riflette nel crescente pessimismo dei cittadini americani: il 53% dichiara che la propria situazione finanziaria sta peggiorando, il livello più alto di pessimismo finanziario dal 2001.
Sul piano internazionale, la risposta è stata altrettanto critica:
- Il Primo Ministro canadese Mark Carney ha descritto le tariffe come una “rottura” nelle relazioni tra Stati Uniti e Canada
- Il Presidente francese Emmanuel Macron ha avvertito che le misure avrebbero danneggiato le catene del valore globali
- La Cina ha condannato la politica tariffaria, sottolineando che “non ci sono vincitori nelle guerre commerciali”
Strategie adattive: la risposta dell’amministrazione alle critiche
Di fronte alle reazioni negative, la Casa Bianca ha annunciato il 9 aprile 2025 una sospensione di 90 giorni su tutte le tariffe reciproche, ad eccezione di quelle sulle importazioni cinesi, che sono state invece aumentate al 125%. Questa modifica parziale della politica iniziale rappresenta un tentativo di bilanciare gli obiettivi di politica commerciale con la necessità di mitigare gli effetti negativi sui mercati e sull’opinione pubblica.
L’efficacia di questo approccio adattivo rimane oggetto di dibattito. Gli analisti sottolineano che l’incertezza generata dalle politiche tariffarie potrebbe continuare a influenzare negativamente sia i mercati finanziari che la fiducia dei consumatori, anche in presenza di misure temporanee di attenuazione.
La correlazione tra il calo dell’approvazione presidenziale e l’implementazione delle politiche tariffarie evidenzia come le decisioni economiche possano influenzare rapidamente il consenso politico. L’evoluzione di questa dinamica nei prossimi mesi sarà determinante per comprendere la sostenibilità a lungo termine dell’approccio economico dell’amministrazione Trump nel suo secondo mandato.