Il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), guidato da Elon Musk, si trova ad affrontare una duplice crisi che solleva interrogativi sulla trasparenza e la legittimità dell’agenzia federale creata per ottimizzare la spesa pubblica. Da un lato, quasi un miliardo di dollari in risparmi precedentemente dichiarati è misteriosamente scomparso dalla documentazione ufficiale; dall’altro, l’agenzia deve gestire almeno dodici procedimenti legali connessi a potenziali violazioni della privacy di milioni di cittadini americani.
La scomparsa notturna di dati sui risparmi federali
Secondo un’inchiesta condotta da NOTUS, circa 962 milioni di dollari in risparmi precedentemente dichiarati sono stati rimossi dal sito web ufficiale di DOGE tra la mezzanotte e le 2 del mattino di martedì. L’eliminazione più significativa riguarda un contratto da 1,1 miliardi di dollari con l’Acacia Center for Justice, organizzazione che forniva assistenza legale ai minori immigrati non accompagnati. DOGE aveva inizialmente quantificato in 367 milioni di dollari i risparmi derivanti dalla cessazione di questo contratto, ma l’intera voce è stata cancellata senza fornire alcuna spiegazione.
Questa operazione, effettuata in orario notturno, ha comportato la rimozione di quasi 650 sovvenzioni e diverse decine di contratti e locazioni dal cosiddetto “muro delle ricevute”, che il dipartimento aveva presentato come strumento di trasparenza verso i contribuenti. Non si tratta di un episodio isolato: DOGE ha ripetutamente modificato i dati pubblicati dopo che inchieste giornalistiche ne avevano contestato l’accuratezza. Un caso emblematico ha visto il dipartimento ridurre da 8 miliardi a 8 milioni di dollari l’entità di un risparmio contrattuale, attribuendo la discrepanza a un presumibile errore di digitazione.
Ridimensionamento degli obiettivi di risparmio
Parallelamente alla scomparsa di dati dal sito ufficiale, emerge un drastico ridimensionamento degli obiettivi di risparmio dell’agenzia. Il direttore Musk ha rivisto al ribasso le proiezioni di risparmio per l’anno fiscale 2026: dai 2.000 miliardi di dollari inizialmente annunciati a soli 150 miliardi, con una riduzione del 92,5%. L’annuncio è avvenuto durante una riunione di gabinetto alla Casa Bianca, dove Musk ha sostenuto che i tagli “porteranno in realtà a servizi migliori per il popolo americano”. Nonostante questa significativa revisione, un funzionario dell’amministrazione ha affermato che l’obiettivo di mille miliardi di dollari rimane formalmente in vigore, alimentando ulteriori ambiguità sulla reale strategia economica dell’agenzia.
Questa contrazione degli obiettivi finanziari mette in discussione anche la fattibilità dei cosiddetti “DOGE Dividend”, gli assegni che il dipartimento aveva prospettato di distribuire ai contribuenti. Basandosi sulla proiezione originaria di 2.000 miliardi di dollari, questi pagamenti erano stati stimati fino a 5.000 dollari a persona. Con la cifra rivista di 150 miliardi, l’importo medio si ridurrebbe a soli 379 dollari per contribuente.
A complicare ulteriormente il quadro economico interviene un’analisi indipendente della Partnership for Public Service, secondo cui le iniziative di DOGE potrebbero paradossalmente generare costi aggiuntivi per 135 miliardi di dollari nell’anno fiscale in corso. Questi oneri deriverebbero da spese associate al congedo retribuito per i dipendenti federali, al reintegro di lavoratori licenziati illegittimamente e alle perdite di produttività conseguenti alla riorganizzazione.
Il fronte giudiziario: contestazioni sulle pratiche di gestione dei dati
Sul versante legale, DOGE deve fronteggiare almeno quattordici contenziosi che denunciano violazioni di sei diverse normative federali sulla privacy, coinvolgendo otto agenzie governative. I procedimenti contestano l’accesso del dipartimento a informazioni personali altamente sensibili – inclusi numeri di previdenza sociale, dichiarazioni dei redditi, dettagli di conti bancari e dati relativi a prestiti studenteschi – presumibilmente ottenute senza le necessarie autorizzazioni o credenziali di sicurezza.
Recentemente, un giudice federale ha respinto la richiesta del governo di archiviare una causa intentata ai sensi del Privacy Act contro l’Office of Personnel Management (OPM) e il DOGE, definendo le azioni contestate una “massiccia divulgazione dei registri OPM di decine di milioni di americani a individui non verificati e non addestrati”.
Gli oppositori di DOGE hanno già ottenuto significative vittorie legali. A febbraio 2025, il Procuratore Generale del Massachusetts Andrea Campbell ha ottenuto un’ordinanza del tribunale che impedisce a Musk e al suo dipartimento di accedere a informazioni private dei cittadini. Il mese successivo, un altro giudice federale ha temporaneamente bloccato l’accesso di DOGE a dati sensibili presso alcune agenzie, stabilendo che “per quanto importante o urgente possa essere l’agenda DOGE del Presidente, le agenzie federali devono attuarla in conformità con la legge”.
Le cause intentate contro il dipartimento citano potenziali violazioni di molteplici statuti, tra cui il Privacy Act del 1974, il Computer Fraud and Abuse Act, l’Internal Revenue Code e il Federal Information Security Modernization Act.
Analisi: efficienza o erosione dei diritti?
Questa duplice crisi – contabile e legale – evidenzia le tensioni intrinseche tra l’obiettivo dichiarato di ridurre la spesa pubblica e la necessità di rispettare le garanzie costituzionali e legislative che tutelano i cittadini americani. Il caso DOGE solleva interrogativi fondamentali sul delicato equilibrio tra l’efficienza amministrativa e il rispetto delle procedure democratiche.
La discrepanza tra gli ambiziosi obiettivi iniziali e i risultati finora conseguiti suggerisce che la valutazione dell’efficienza della pubblica amministrazione richieda metriche più complesse del semplice taglio dei costi. Inoltre, le questioni legate alla protezione dei dati personali riflettono una crescente preoccupazione nell’era digitale: anche l’ottimizzazione delle risorse pubbliche deve avvenire nel pieno rispetto del quadro normativo che protegge la riservatezza dei cittadini.
Mentre il dibattito pubblico si concentra sulla scomparsa notturna dei dati dal sito del dipartimento, la vera questione sottostante riguarda la capacità delle istituzioni democratiche di bilanciare l’efficienza economica con la tutela dei diritti individuali – un equilibrio che, nel caso del DOGE, appare sempre più precario.