L’amministrazione Trump nei primi 100 giorni: un’analisi dell’indice di approvazione e delle politiche economiche
I primi cento giorni del secondo mandato di Donald Trump segnano un momento critico per la sua amministrazione, con indici di approvazione che registrano minimi storici e crescenti preoccupazioni sull’impatto delle sue politiche economiche. Un recente sondaggio ABC News/Washington Post/Ipsos offre un quadro dettagliato delle percezioni pubbliche verso la presidenza, evidenziando sfide significative per l’amministrazione in carica e tendenze che potrebbero influenzare le dinamiche politiche dei prossimi anni.
Un consenso ai minimi storici: prospettiva comparata
Con un indice di approvazione del 39%, Donald Trump registra il dato più basso per un presidente nei primi cento giorni di mandato degli ultimi ottant’anni. Questo rappresenta un ulteriore deterioramento rispetto al già modesto 42% ottenuto nello stesso periodo del suo primo mandato nel 2017. Il dato assume particolare rilevanza quando inserito in una prospettiva storica comparata:
- Joe Biden (2021): 54% di approvazione
- Barack Obama (2009): 62% di approvazione
- George W. Bush (2001): 63% di approvazione
- Harry Truman: 87% di approvazione (il più alto nella storia moderna)
- Media storica (1938-2012): 54% di approvazione
La tendenza evidenzia non solo una performance particolarmente debole dell’attuale amministrazione, ma si inserisce anche in un contesto di progressiva erosione della fiducia nelle istituzioni presidenziali. Il calo di 6 punti percentuali rispetto a febbraio 2025 suggerisce una traiettoria discendente che potrebbe compromettere il capitale politico necessario per l’implementazione dell’agenda presidenziale.
Particolarmente preoccupante per le prospettive elettorali future è il dato relativo agli elettori indipendenti, tra i quali l’approvazione è scesa al 31%, eguagliando il minimo storico del primo mandato. Questa debolezza tra gli elettori non allineati, tradizionalmente decisivi nelle competizioni elettorali americane, potrebbe avere implicazioni significative per le elezioni di mid-term del 2026.
L’economia al centro delle preoccupazioni
Il principale fattore che determina la bassa popolarità presidenziale appare essere la percezione negativa delle politiche economiche. I dati evidenziano un quadro di diffusa preoccupazione:
- Il 72% degli americani ritiene che le politiche economiche di Trump potrebbero causare una recessione
- Il 73% descrive l’economia attuale come in condizioni negative
- Solo il 37% approva la gestione economica dell’amministrazione
- Il 53% ritiene che l’economia sia peggiorata dall’insediamento del presidente
Queste percezioni trovano eco nelle valutazioni degli esperti del settore finanziario. JPMorgan Chase ha elevato al 60% la probabilità di una recessione nel caso in cui le politiche tariffarie annunciate rimangano in vigore. Similmente, Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le proprie stime sulla probabilità di una contrazione economica dal 20% al 35% in seguito all’annuncio del dazio globale del 10% su tutte le importazioni.
Nonostante questo scenario critico, l’amministrazione mantiene un lieve vantaggio competitivo rispetto ai Democratici del Congresso in termini di fiducia sulla gestione dei principali problemi nazionali (37% contro 30%). Questo dato suggerisce che, sebbene vi sia insoddisfazione verso le politiche attuali, non si è ancora verificato un significativo trasferimento di fiducia verso l’opposizione.
La politica tariffaria: un esperimento controverso
Al centro delle preoccupazioni economiche si colloca la politica tariffaria dell’amministrazione, che ha suscitato reazioni prevalentemente negative nell’opinione pubblica americana. Tra il 59% e il 64% dei cittadini esprime disapprovazione per l’approccio presidenziale in materia di dazi, con uno scetticismo che attraversa trasversalmente diversi segmenti demografici:
- 61% di disapprovazione tra i giovani adulti
- 59% tra gli americani senza laurea
- 62% tra coloro che guadagnano meno di 50.000 dollari annui
Particolarmente significativo è il dissenso all’interno della stessa base elettorale del presidente, con circa il 20% dei suoi sostenitori che esprime contrarietà alle misure tariffarie. Questa frattura interna risulta ancora più evidente analizzando le differenze tra i repubblicani che si identificano con il movimento MAGA (+74% di approvazione netta delle tariffe) e quelli che non si riconoscono in tale corrente (+39%).
Le preoccupazioni espresse dai cittadini riguardo alle politiche tariffarie si concentrano primariamente sulle loro potenziali conseguenze economiche:
- L’80% ritiene che i dazi determineranno un aumento dei prezzi al consumo
- Il 47% prevede incrementi significativi dei prezzi (“molto”)
- Il 55% anticipa effetti negativi sulle proprie finanze personali
- Il 53% teme ripercussioni negative sull’economia nazionale
- Il 52% prevede un deterioramento della posizione globale degli Stati Uniti
Il timore prevalente riguarda il potenziale impatto inflazionistico delle misure, con il 71% degli americani convinto che le tariffe alimenteranno ulteriori pressioni sui prezzi, in un contesto dove l’inflazione rappresenta già una preoccupazione centrale per molte famiglie.
Prospettive: sfide e opportunità per l’amministrazione
L’analisi dei dati evidenzia una situazione particolarmente complessa per l’amministrazione Trump a soli cento giorni dall’insediamento. La combinazione di bassi indici di approvazione e diffuso scetticismo verso le politiche economiche rappresenta una sfida significativa per la capacità di implementare efficacemente l’agenda presidenziale nel prossimo futuro.
La risposta dell’opinione pubblica alle politiche tariffarie potrebbe costituire un importante banco di prova per valutare la resilienza del consenso presidenziale. Se i timori di inflazione e recessione dovessero concretizzarsi, è plausibile prevedere un ulteriore deterioramento degli indici di approvazione, con potenziali ripercussioni elettorali a medio termine.
D’altra parte, l’amministrazione potrebbe ancora capitalizzare sul vantaggio residuo rispetto all’opposizione in termini di fiducia sulla gestione economica. Un eventuale successo delle politiche tariffarie nel riequilibrare le relazioni commerciali internazionali, senza generare significativi contraccolpi inflazionistici, potrebbe invertire la tendenza negativa e consolidare il sostegno della base elettorale.
Le prossime settimane saranno cruciali per determinare se l’amministrazione adotterà un approccio flessibile, adattando le politiche economiche in risposta alle preoccupazioni dell’opinione pubblica, o se perseguirà con determinazione la linea attuale, scommettendo sulla possibilità che i risultati a lungo termine possano modificare la percezione inizialmente negativa dei cittadini.