All’avvicinarsi del simbolico traguardo dei primi 100 giorni del suo secondo mandato, il presidente Donald Trump affronta un significativo deterioramento del consenso pubblico. I dati mostrano un tasso di approvazione attestato tra il 40% e il 44%, con una preoccupante erosione del sostegno trasversale ai diversi gruppi demografici, inclusa la base repubblicana. Un’analisi approfondita dei sondaggi rivela come specifiche scelte politiche stiano influenzando questa tendenza negativa.
La controversa politica dei dazi e l’impatto sul consenso
La strategia commerciale protezionistica dell’amministrazione Trump rappresenta uno dei principali fattori di dissenso nell’opinione pubblica americana. Tra il 59% e il 64% dei cittadini esprime disapprovazione per gli aumenti tariffari recentemente implementati, con il timore dell’inflazione che emerge come preoccupazione predominante.
Il 70% degli americani ritiene che i dazi contribuiranno a un incremento dei prezzi al consumo – un’opinione condivisa anche dal 47% degli elettori repubblicani. Questo dato evidenzia una significativa incrinatura nel sostegno alla politica economica presidenziale persino all’interno del suo stesso partito.
Nonostante il 59% degli intervistati riconosca il potenziale beneficio dei dazi per l’occupazione nel settore manifatturiero, il sentiment complessivo rimane negativo. Navigator Research ha rilevato un aumento considerevole della percentuale di cittadini convinti che l’economia stia “peggiorando” rispetto al periodo pre-elezioni.
La frattura demografica sul tema tariffario appare particolarmente accentuata:
- I repubblicani sostengono ampiamente i dazi (70-81% di approvazione)
- I democratici li respingono quasi unanimemente (90% di disapprovazione)
- Solo il 34% degli adulti sotto i 50 anni approva queste misure, contro il 45% degli over 50
- Il 79% degli afroamericani, il 70% degli asiatici e il 66% degli ispanici disapprova, mentre tra i bianchi l’opinione risulta più equamente distribuita
Significativo il dissenso sommerso all’interno del Partito Repubblicano, come rivelato dal senatore Rand Paul, che ha riferito come diversi colleghi gli confidino privatamente il loro sostegno al libero scambio, pur evitando di opporsi pubblicamente alla linea presidenziale.
L’approccio all’immigrazione: da punto di forza a vulnerabilità
La gestione dei flussi migratori, inizialmente percepita come un elemento di relativa solidità per l’amministrazione Trump, mostra segni di crescente vulnerabilità. In appena due settimane, il gradimento presidenziale su questo tema è passato da un saldo positivo di +6 punti a uno negativo di -5, con il 50% degli americani che ritiene l’approccio attuale “eccessivamente duro”.
Particolarmente dannosa per l’immagine presidenziale si è rivelata la controversa deportazione di Kilmar Abrego Garcia avvenuta nonostante un’ordinanza contraria del tribunale. La metà degli intervistati ritiene che il soggetto dovrebbe essere riammesso negli Stati Uniti, segnalando una significativa erosione del consenso su quello che era stato un caposaldo della narrativa trumpiana.
La strategia amministrativa, fortemente incentrata sull’applicazione rigorosa della normativa – comprese le deportazioni di presunti membri di gang, la detenzione di studenti internazionali e misure particolarmente aggressive al confine – non ha mantenuto il sostegno pubblico previsto dal presidente. Se i repubblicani continuano ad appoggiare massivamente le politiche migratorie (84% di approvazione), la maggioranza dei democratici e degli indipendenti le disapprova. Particolarmente significativo il fatto che gli indipendenti – cruciali per qualsiasi strategia elettorale – sostengano il ritorno di Abrego Garcia con un rapporto di due a uno.
Questa evoluzione suggerisce che il calcolo strategico dell’amministrazione, basato sulla convinzione che l’elettorato americano avrebbe accolto favorevolmente “un approccio più estremo” dopo la presidenza Biden, potrebbe rivelarsi un errore di valutazione.
Il pessimismo economico: una vulnerabilità crescente
I dati relativi alla percezione economica delineano uno scenario particolarmente critico per l’amministrazione. Gallup riporta che il 53% degli americani ritiene che la propria situazione finanziaria stia peggiorando – la prima volta che la maggioranza esprime un tale pessimismo dal 2001, anno di inizio delle rilevazioni.
La fiducia dei consumatori ha registrato un declino per quattro mesi consecutivi, con l’indice del Conference Board sceso a 92,9 a marzo, il livello più basso degli ultimi quattro anni. Particolarmente allarmante l’Expectations Index, che misura le prospettive economiche a breve termine, precipitato a 65,2 – un minimo storico degli ultimi 12 anni che, secondo gli analisti, storicamente preannuncia una recessione entro l’anno successivo.
Le aspettative economiche degli americani hanno subito un’inversione drastica rispetto a gennaio:
- Solo il 29% prevede una crescita del mercato azionario (contro il 61% di gennaio)
- Il 58% si attende un calo delle quotazioni
- Appena il 38% anticipa un aumento della crescita economica, mentre il 48% prevede una contrazione
- Il 58% ritiene che sia un periodo sfavorevole per trovare un’occupazione di qualità – la visione più negativa dai tempi della pandemia
Questo diffuso pessimismo ha inevitabilmente influito sul giudizio relativo alla gestione economica presidenziale, con l’indice di approvazione di Trump su questo tema sceso al 37%, il minimo storico della sua presidenza.
Analisi: le implicazioni politiche del calo di consenso
Il quadro delineato dai sondaggi evidenzia come l’amministrazione Trump stia affrontando significative difficoltà nel tradurre la sua agenda politica in un consenso stabile. Particolarmente preoccupante per la Casa Bianca dovrebbe essere l’erosione del sostegno all’interno della base repubblicana, dove solo circa la metà degli elettori ritiene che il presidente si stia concentrando sulle giuste priorità.
La combinazione di politiche commerciali percepite come inflazionistiche, un approccio all’immigrazione considerato eccessivamente severo e indicatori di fiducia economica in costante deterioramento sta creando un contesto sfavorevole per l’amministrazione. Questo potrebbe complicare significativamente l’attuazione dell’agenda presidenziale nei prossimi mesi, specialmente in vista delle elezioni di mid-term del 2026.
L’evoluzione dell’opinione pubblica suggerisce che gli elettori stanno valutando l’amministrazione principalmente sulla base dei risultati concreti piuttosto che sulle promesse o sulla retorica politica. Questo cambio di prospettiva potrebbe richiedere una sostanziale revisione della strategia comunicativa e, potenzialmente, delle priorità politiche della Casa Bianca per recuperare il consenso perduto.