Ritrovato su uno scaffale di museo un secondo libro rilegato con la pelle dell’assassino vittoriano William Corder

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Un secondo libro rilegato con la pelle di William Corder, famigerato assassino del XIX secolo giustiziato per l’omicidio della sua amante Maria Marten nel 1827, è stato scoperto su uno scaffale dell’ufficio del Moyse’s Hall Museum nel Suffolk. Questo inquietante ritrovamento si aggiunge a un altro volume simile che è in mostra al pubblico dal 1933, ampliando la già macabra collezione di cimeli legati a uno dei casi criminali più celebri dell’Inghilterra vittoriana.

Il secondo volume rilegato con la pelle di Corder è stato scoperto durante un’ordinaria revisione di catalogo, posizionato discretamente su uno scaffale nell’ufficio del museo. A differenza del primo libro, che è interamente ricoperto di pelle umana, questo esemplare recentemente ritrovato presenta la pelle dell’assassino solo sul dorso e sugli angoli della rilegatura.

Il libro era stato donato circa vent’anni fa da una famiglia con stretti legami con il chirurgo che eseguì l’anatomizzazione del corpo di Corder dopo la sua esecuzione, ma era stato collocato in ufficio e poi dimenticato fino alla recente riscoperta.

La presenza di questi volumi è particolarmente significativa poiché rappresenta un raro esempio documentato di “bibliopegia antropodermica” – la pratica di rilegare libri con pelle umana – di cui esistono pochi esemplari autenticati al mondo.

L’Omicidio del Fienile Rosso: il crimine che sconvolse l’Inghilterra vittoriana

Per comprendere il significato culturale di questi manufatti, è necessario ritornare alla storia che li ha generati. Nel 1827, William Corder commise quello che divenne noto come “l’Omicidio del Fienile Rosso”, uno dei crimini più celebri e sensazionali dell’Inghilterra del XIX secolo.

Corder diede appuntamento alla sua amante, Maria Marten, presso il Red Barn (Fienile Rosso) a Polstead, nel Suffolk, dove la uccise con un colpo di pistola, seppellendo poi il corpo sotto il pavimento dello stesso fienile. Dopo l’omicidio, Corder mantenne l’elaborata finzione che Maria fosse ancora viva, inviando lettere alla famiglia di lei in cui affermava che stava bene e che si erano trasferiti insieme in un’altra località.

Il crimine venne alla luce in modo straordinario: la matrigna di Maria ebbe sogni ricorrenti nei quali le veniva rivelato l’omicidio, spingendo infine il padre della vittima a cercare nel fienile, dove rinvenne effettivamente il corpo decomposto della figlia.

Il processo di Corder presso la Shire Hall di Bury St Edmunds divenne un evento mediatico di proporzioni inaudite per l’epoca. L’interesse pubblico era così grande che vennero emessi biglietti d’ingresso, mentre editori e stampatori producevano pamphlet e resoconti dettagliati del procedimento. Nonostante le sue affermazioni secondo cui Maria si sarebbe suicidata, la giuria impiegò solo 35 minuti per dichiararlo colpevole.

L’11 agosto 1828, William Corder venne impiccato di fronte a una folla di migliaia di persone. Come parte della sentenza, il suo corpo fu successivamente sottoposto a dissezione pubblica, durante la quale la sua pelle venne rimossa e utilizzata per rilegare almeno due libri contenenti i resoconti del suo stesso processo.

La bibliopegia antropodermica: una pratica macabra ma storicamente significativa

La pratica di rilegare libri con pelle umana, tecnicamente nota come “antropodermia bibliopegica”, emerse nel XVII secolo ma raggiunse il suo apice durante l’epoca vittoriana. Era particolarmente diffusa tra medici e chirurghi che, grazie alla loro professione, avevano accesso ai cadaveri.

I libri rilegati in questo modo comprendevano principalmente testi di anatomia, resoconti di processi giudiziari e, occasionalmente, opere letterarie. La pelle proveniva spesso da criminali giustiziati, pazienti deceduti negli ospedali o, in rari casi, da donatori consenzienti.

L’Anthropodermic Book Project, un’iniziativa scientifica contemporanea, ha esaminato 31 libri ritenuti rilegati in pelle umana, confermandone 18 come autentici e smentendone altri 13. L’autenticazione moderna si basa sulla spettrometria di massa dei peptidi, poiché i precedenti metodi di identificazione visiva e i test del DNA si sono rivelati inaffidabili nel distinguere la pelle umana da quella di altri animali.

Sebbene oggi questa pratica appaia macabra e moralmente discutibile, nella società vittoriana aveva diverse funzioni: dalla commemorazione dei propri cari (simile alla conservazione di ciocche di capelli), alla punizione postuma dei criminali, fino alla creazione di rilegature considerate “appropriate” per i testi medici.

Reazioni contrastanti al ritrovamento

La scoperta ha suscitato reazioni fortemente contrastanti. Dan Clarke, responsabile del patrimonio del museo, considera i libri “manufatti storici incredibilmente importanti”, sottolineando che nei suoi 11 anni di servizio al museo non ci sono mai state lamentele riguardo al primo libro, esposto al pubblico da quasi un secolo.

Di parere opposto Terry Deary, autore della celebre serie “Horrible Histories”, che ha espresso una forte opposizione, definendoli “manufatti disgustosi” che vorrebbe veder bruciati. Deary interpreta questi oggetti come un’estensione della punizione postuma inflitta a Corder, emblematica di un sistema giudiziario crudele e disumano.

Nonostante questa controversia, entrambi i libri sono ora esposti insieme al Moyse’s Hall Museum, offrendo ai visitatori uno sguardo raro e inquietante sulle pratiche giudiziarie della Gran Bretagna del XIX secolo.

Il Moyse’s Hall Museum: una finestra sulla storia del Suffolk

Il Moyse’s Hall Museum, che ospita questi controversi manufatti, è situato in un edificio del XII secolo classificato di Grado I che ha servito nei secoli come prigione, casa di lavoro e stazione di polizia prima di essere convertito in museo nel 1899.

Oltre ai suoi famigerati libri antropodermici, il museo presenta una collezione eclettica che abbraccia quasi nove secoli di storia del Suffolk:

  • La Collezione di Orologi Gershom Parkington, una raccolta di orologeria di livello mondiale
  • Reperti relativi a crimini e punizioni, incluse gabbie per forche progettate per esporre i criminali giustiziati
  • Mostre sui processi alle streghe locali e sulle superstizioni dell’epoca
  • Opere d’arte di rinomati artisti locali come Mary Beale, Sybil Andrews e Angelica Kauffman
  • Reliquie medievali e oggetti potenzialmente collegati a Sant’Edmondo, re dell’Anglia orientale
  • Cimeli militari legati al Reggimento del Suffolk

Clarke osserva che, sebbene alcuni visitatori possano trovare inquietanti certi reperti come i libri rilegati in pelle umana, il museo considera la sua collezione come materiale educativo, paragonabile ai resti umani esposti in istituzioni museali di tutto il mondo.

La riscoperta di questo secondo volume rilegato con la pelle di William Corder, oltre a rappresentare un artefatto di significativo valore storico, riapre interrogativi sul modo in cui la società contemporanea dovrebbe rapportarsi con le pratiche del passato che oggi appaiono moralmente problematiche, e sul delicato equilibrio tra il valore educativo di questi oggetti e il rispetto per la dignità umana.

Chiara Lombardi
Chiara Lombardi
Critica d'arte e curatrice indipendente con formazione in Storia del Cinema e Arti Visive. Ha lavorato per festival internazionali e scritto per riviste culturali di prestigio. Chiara analizza fenomeni pop e produzioni d'autore con lo stesso rigore metodologico, convinta che la cultura contemporanea meriti uno sguardo attento e non pregiudiziale. Tiene corsi di critica culturale e ha pubblicato saggi sull'evoluzione del linguaggio cinematografico nell'era digitale.

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